Ho pensato di offrirvi un contributo che possa essere concreto per i familiari, dei suggerimenti su come gestire alcune criticità che rendono difficile vivere quotidianamente l’assistenza al proprio caro con deterioramento cognitivo.
Quando il malato ha degli atteggiamenti e delle reazioni difficili da gestire si parla di DISTURBI COMPORTAMENTALI.
Questa malattia colpisce il cervello e quindi tutte quelle che sono le abilità cognitive e mentali delle persone che ne sono affette. Parliamo quindi di disturbi della memoria, della concentrazione, del linguaggio, dell’orientamento spaziale e temporale e così via. Avendo problemi cognitivi i malati avranno delle ricadute a livello funzionale, ossia non riusciranno più a svolgere determinate azioni perché vengono a mancare le direttive dalla centrale operativa, il cervello!
Le conseguenze a livello comportamentale di questi deficit sono quelle che rendono più difficile la gestione del malato da parte del suo familiare perché portano a situazioni in cui non solo non si riconosce più la persona che ci è accanto da una vita, ma in cui non si sa come reagire di fronte a certi atti oppure come cavarsela in tempi rapidi in momenti di criticità.
I disturbi del comportamento, quando sono importanti e soprattutto continuativi, comportano maggiormente l’utilizzo di farmaci (ad es. gli antipsicotici, gli ansiolitici o gli antidepressivi) e l’istituzionalizzazione del malato.
Ma aggiungerei che sono anche quelli che influiscono negativamente sul benessere del caregiver (ossia di colui che si occupa del malato) e a volte anche sulla sua salute, fisica e mentale.
Uno dei disturbi più difficili da gestire è l’AGGRESSIVITA’, non sempre presente, anche se in realtà quando si parla di aggressività si parla anche di agitazione, irrequietezza, nervosismo, estendendo quindi la sua diffusione.
L’aggressività non è un tratto specifico della malattia, ma è una conseguenza delle incapacità e delle situazioni di difficoltà che la malattia comporta.
Il malato non riesce a fare delle cose, non riesce ad esprimere i suoi bisogni e a farsi capire, viene spesso contraddetto, escluso, corretto e di conseguenza si innervosisce, si agita, spesso reagisce aggredendo l’interlocutore, o verbalmente o fisicamente. Oppure ha deliri (es. “qualcuno mi ruba i soldi o vuole farmi del male”, “questa non è casa mia”, “mi tradisci”….), allucinazioni (vede qualcosa o qualcuno che lo spaventa), ha dei “mancati riconoscimenti” (es. non riconosce i propri cari e li allontana), prova ansia, paura…
La sua aggressività è un meccanismo di difesa a qualcosa che vive come minaccioso.
Nella maggior parte dei casi l’aggressività è causata dall’ambiente circostante (es. rumori, scarsa illuminazione, troppi stimoli), o dall’approccio dei curanti (es. aspettative elevate, fretta, imposizioni o al contrario limitazioni), o dalle sue difficoltà di comunicare e di farsi capire.
Da ciò si può ricavare che si possono mettere in atto strategie per evitare questa forte reazione del paziente intervenendo sull’ambiente e quindi semplificandolo e rendendolo più rassicurante(ad es. durante l’igiene, che spesso è un’attività che mette in agitazione il malato, si può prevedere di rendere più confortevole il bagno magari con una stufetta che riscalda, della musica dolce o degli oli profumati) e soprattutto con un approccio adeguato (sempre in riferimento all’igiene accompagnando le azioni con una descrizione e parole rassicuranti, tono della voce calmo, magari cantando insieme o con delle musica di sottofondo).
Nel momento in cui ci accorgiamo che una situazione fa scattare la reazione aggressiva del malato, occorre valutare quali circostante e antecedenti hanno potuto scatenarla e cercare di evitare in futuro la ripetizione di questi schemi disfunzionali, oltre a tentare strategie risolutive che al contrario hanno funzionato, da utilizzare nuovamente in situazioni simili.
Ricordiamoci che i comportamenti “bizzarri” del malato sono tali per noi, ma per loro hanno un significato ben preciso.
Ho pensato di offrirvi un contributo che possa essere concreto per i familiari...
Oggi vorrei parlarvi di emozioni e vissuti, ossia di ciò che...
Dott.ssa Katia Stoico
P.I. 03668320967
Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 6996
Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità
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